LEGALITA’ E RISPETTO DELLE REGOLE . STRUMENTI DI UNA “CIVILTA’ DI PACE”
Le notizie che quotidianamente ci parlano di illegalità diffusa, di violazione sistematica delle regole del vivere civile, di gestione irregolare di risorse della collettività, lasciano qualsiasi comune cittadino incredulo, indignato, disorientato. Dai televisori rimbalzano tra le nostra mura domestiche notizie di somme di denaro da capogiro, tanto che a volte è persino impossibile coglierne l’entità in confronto alle modeste cifre con le quali ognuno di noi è chiamato a fare i conti ogni mese per assicurare, tra mille difficoltà, una esistenza se non “libera” quantomeno “dignitosa” alla propria famiglia (gli aggettivi sono ripresi, non casualmente, dall’art. 36 della Costituzione italiana).
Sentir parlare di gestione illegale di risorse che appartengono all’intera collettività, di episodi di corruzione, di gestione spregiudicata del potere, provoca inevitabilmente (e comprensibilmente) in ognuno di noi un senso di delusione, disorientamento, frustrazione. Tali sentimenti, purtroppo, assumono alcune volte declinazioni ancor più negative, degenerando in rabbia, rancore e disprezzo non solo verso le istituzioni che ci governano ma anche verso l’intera società. E’ evidente che tutto ciò alimenta negatività, conflitti sociali e contrapposizioni, spingendo la società verso direzioni esattamente opposte rispetto a quella “Civiltà di pace” sulla cui costruzione P. Gian Maria dedica un noto e bellissimo volume da cui queste riflessioni prendono spunto.
In questa prospettiva, quindi, credo sia importante non solo considerare la legalità e il rispetto delle regole valori fondamentali e ineludibili della nostra società ma riflettere sul fatto che essi rappresentano veri e propri strumenti per la costruzione di una “Civiltà di pace”. Una cultura basata sul rispetto delle leggi genera un clima di reciproco rispetto, sviluppa il senso di appartenenza ad una comunità, favorisce il perseguimento dell’interesse collettivo rispetto a quello individuale in un contesto di positività e di serena convivenza.
Per questo bisognerebbe andare oltre il semplice rispetto delle leggi “dovuto” solo per evitare le conseguenze negative di una sanzione. Occorre elevarsi ad una accezione più nobile di legalità, intesa come condivisione sincera e profonda delle regole del vivere civile, come strumento di realizzazione di un progetto più ampio di pace e di armonia con se stesso, innanzitutto, e con gli altri.
Si tratta, evidentemente, di un approccio molto difficile da perseguire, specie di fronte ai fatti di attualità cui poco fa accennavo. In fondo, però, l’animo che spinge il potente di turno ad agire sistematicamente nell’illegalità costituisce, in qualche modo, l’amplificazione e la degenerazione di una logica e di una cultura che spesso hanno origini radicate nel tessuto sociale e che possono proliferare solo laddove trovano terreno fertile.
All’interno di una diffusa cultura di legalità e di rispetto dell’interesse collettivo, infatti, ogni violazione delle regole non trova sponda nell’altrui complicità e viene immediatamente riconosciuta e isolata. Se ognuno di noi, nel nostro piccolo, offrisse il proprio contributo di legalità, rispettando le norme in maniera sincera e disinteressata e non solo “se anche l’altro lo fa”, probabilmente assisteremmo ad una grande, silenziosa e straordinaria rivoluzione di pace.
In pratica occorre scegliere se continuare semplicemente a criticare l’illegalità che troviamo negli altri in un gioco sterile, inutile e dannoso che alimenta negatività su negatività, o concentrarci sul miglioramento dei nostri comportamenti individuali, coltivare la cultura del rispetto delle regole prima di tutto in noi stessi, favorendo così la diffusione virtuosa e contagiosa di una nuova cultura positiva. Gandhi ricordava: siate voi il cambiamento che vorreste vedere nel mondo. Chiediamoci sempre cosa noi possiamo fare: quando assistiamo a fenomeni che non ci piacciono e che non condividiamo, abbiamo il coraggio di cominciare ad eliminarli partendo da noi stessi. Il cambiamento negli altri e nell’intera società sarà la naturale conseguenza.
Marcello Salerno