Il grazie di Padre Michelini

Padre Michelini

La nostra Associazione ha inviato al Padre Giulio Michelini che ha predicato gli Esercizi Spirituali al Papa ed alla Curia Romana, gli auguri iniziali e le congratulazioni al termine. Il P. Giulio ha risposto con la seguente lettera ai frati ed amici; una lettera che per noi può essere buona meditazione. Grazie Padre Giulio.

Carissimi fratelli,

sto ricevendo in queste ore tanti messaggi e diverse mail da voi, e quindi ho pensato di scrivere queste righe per raggiungervi tutti. Prendo solo qualche minuto della vostra attenzione per dirvi grazie per l’esito degli Esercizi Spirituali che ho avuto la grazia, immeritata e imprevista, di poter predicare al Santo Padre e alla Curia Romana. Il grazie viene dal fatto che mi sono sentito accompagnato dalla vostra amicizia e stima, e soprattutto dalla vostra preghiera. In sé, tenere un corso di esercizi spirituali è qualcosa di connaturale alla nostra vita e alla nostra missione di frati, e molti di voi ne hanno maggiore esperienza di quanto ne abbia io. Ma parlare al “Signor Papa” e ai suoi più stretti collaboratori ha comportato un impegno mentale e fisico in questi ultimi tre mesi, e soprattutto la preoccupazione continua di poter dire qualcosa che rispettasse il testo della passione di Matteo e fosse utile per chi mi avrebbe ascoltato.

Non ho timore di confidarvi che domenica 5 marzo, quando ho preso per la prima volta la parola davanti a tutti, avevo il cuore in gola. Ho esordito così:

«Provo, come ovvio, un po’ di timore, e mi tornano alla mente le parole con cui Tommaso da Celano descrive san Francesco che venne a predicare al signor papa Onorio e ai venerabili cardinali. Il biografo registra come Francesco parlasse con tanto fervore al punto che «il venerabile vescovo di Ostia era tenuto in sospeso dalla paura («timore suspensus»), pregando il Signore con tutta l’anima perché il beato uomo non venisse disprezzato per la sua semplicità» (Vita prima 73; FF 449). Timore sospensus, preso un po’ dalla paura, qui ora ci sono soprattutto io, ma cercherò di reagire sapendo che molti stanno pregando per me, e con una convinzione: farò quello che posso. Mi conforta ricordare quanto si legge nella più antica testimonianza riguardante Matteo, l’autore del vangelo che leggeremo in questi giorni, testimonianza tramandataci da Eusebio di Cesarea ma attribuita a Papia, Vescovo di Gerapoli: «Matteo, da parte sua, in lingua ebraica ordinò i detti [di Gesù], e ciascuno li tradusse [oppure: interpretò] come poté» (Storia ecclesiastica 3,39,16). Come poté. Una cosa è quello che vorrei fare, un’altra è quanto posso, assicurando con coscienza il mio impegno. So che lì dove non potrò io, arriverà lo Spirito che abbiamo invocato, e, anzi, è proprio a causa della mia debolezza che opererà Dio».

Nelle ore seguenti però ho percepito un aiuto speciale. Mi ero preparato, certo, ma non bastava. Qualche cardinale mi ha incoraggiato e dopo le prime meditazioni ha confermato che ero sulla strada giusta, ma non era solo quello. Non so come dirlo, ma da solo non ce l’avrei fatta, e posso testimoniare che lo Spirito Santo mi ha sostenuto. Anche nelle cose più semplici. Ad esempio, per tutta la settimana ho dormito solo qualche ora per notte, perché il coinvolgimento emotivo era tanto, ma non sono mai stato nervoso o indisposto.

Grazie dunque a voi, dai probandi ai novizi, fino ai frati dell’infermeria, perché – mi è stato detto – tutti mi avete ricordato nelle intercessioni e nella Messa.

Diversi cardinali e vescovi mi hanno ringraziato personalmente, sia durante il corso, sia alla conclusione, e questo ha significato che la Parola di Dio è stata di consolazione e aiuto a chi l’ha ascoltata col cuore. Penso che, grazie alla vostra preghiera, ciascuno si possa pensare come destinatario di quelle parole che il Papa mi ha rivolto alla fine: «Soprattutto, ti auguro di essere un buon frate».

Una copia del libro con le meditazioni – che ho deciso di pubblicare con la nostra Provincia, per le Edizioni Porziuncola – sarà spedito a ciascun convento, come piccolo segno concreto di ringraziamento, affetto e comunione fraterna. Perché, se non mi sono ancora spiegato, eravate tutti con me, come frati minori, davanti a papa Francesco. E l’ho sperimentato anche grazie a un piccolo dettaglio: la lettura del libro che avevo scelto per i pasti, il racconto della “nostra” vita francescana e parrocchiale ad Aleppo, per le parole di p. Ibrahim Alsabagh (Un istante prima dell’alba, ETS 2016). Quel diario di guerra e di fede ha toccato talmente tanto i cuori dei presenti, che alcuni cardinali hanno chiesto al Papa di poter fare qualcosa. Francesco ha accolto subito la sollecitazione, e a metà esercizi mi ha fermato per dirmi: “Non possiamo continuare a mangiare a pranzo e a cena, mentre ascoltiamo le sofferenze di questi cristiani. Ho deciso di accogliere il suggerimento di alcuni dei presenti per una colletta, e di devolvere centomila Euro alla vostra parrocchia”. Ringraziamo il Signore per tutto questo.

E, ancora, grazie a tutti voi.

Fr. Giulio Michelini